
La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz di Gabriella Saab
Ogni anno, in questo periodo, leggo almeno un libro relativo alla memoria. La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz di Gabriella Saab è la storia di una ragazzina, che mette in palio la propria vita durante i tornei di scacchi nel campo di concentramento. Il libro è pubblicato da Newton Compton Editori, per cui partecipo alla Review Party, ed è disponibile in versione cartacea ed ebook.
La trama
La prossima mossa potrebbe essere l’ultima
Maria fa parte della resistenza clandestina polacca nella Varsavia occupata dai nazisti. Per questo motivo, una volta scoperta, viene arrestata dalla Gestapo e deportata ad Auschwitz come prigioniera politica, mentre la sua famiglia viene giustiziata. Il destino di Maria sembrerebbe segnato. Quando lo spietato vicecomandante del campo, Karl Fritzsch, viene a sapere del suo straordinario talento negli scacchi, decide di intrattenere i soldati del campo sfidandola a un estenuante e sadico torneo.
E la posta in palio è la sua vita. Così, una mossa dopo l’altra, mentre gioca per salvarsi la vita, nonostante la mente sia affollata da pensieri di morte, rabbia e terrore, la ragazza comincia ad architettare un piano per vendicarsi del suo aguzzino. E proprio come in una complessa partita a scacchi, deve fare affidamento su sangue freddo e capacità di prevedere le reazioni dell’avversario. Se vorrà riuscire a dare scacco matto all’uomo che ha sterminato la sua famiglia.
Nel corso degli anni ho letto numerosi libri sulle due Grandi Guerre, che hanno segnato la storia di un interno Mondo e hanno spezzato la vita di infinite famiglie.
Come tanti altri libri, questo romanzo nasce ispirandosi a personaggi realmente esistiti e documentati; per poi romanzare fatti, luoghi e creare nuovi soggetti per far rivivere la storia.
In ogni modo, ciò che traspare è rabbia, terrore, accanimento, odio, disperazione, coraggio, resilienza, paura, fame, dolore fisico e quello emotivo.
La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz nasce dalla storia di Padre Massimiliano Kolbe, divenuto Santo nel 1982 grazie a Papa Giovanni Paolo II. Presbitero e francescano polacco fu internato nel 1941 con matricola 16670. Vi trovò poco dopo la morte quando si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia alla fucilazione, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz.
Scorrendo le pagine, Padre Kolbe è uno dei tanti personaggi secondari che ruotano attorno alla figura della quattordicenne Maria. Maria venne internata con matricola 16671 poiché appartenete alla resistenza polacca. Unica sopravvissuta della sua famiglia perché “giocava a scacchi”, e ciò rappresentò un motivo di divertimento per i soldati e superiori del campo di concentramento.
Ogni volta che leggo un romanzo del genere, rimango attonita per giorni. Quanta crudeltà ha attraversato il nostro paese? Come hanno fatto a sopravvivere i pochi? Ma soprattutto, come hanno vissuto la loro restante vita, dopo aver visto e provato così tanto dolore? Come….
Quando leggo un romanzo di tale portata, la mia mente torna a quando decisi in V superiore di non partecipare alla gita scolastica organizzata verso Auschwitz. Non ero pronta. Non ero emotivamente pronta per sentire nella pelle il dolore, le grida, la disperazione che aleggia tuttora in quel luogo.
La mia mente torna anche all’unico racconto che mi fu raccontato di persona da un soldato italiano che sopravvisse in terra polacca durante la Guerra.
Questi romanzi sono fatti per non dimenticare e per far sì che la vita dei tanti non sia stata vana. Per farsi si che l’odio non porti ancora alla devastazione di massa.
Se ti piace quello che leggo e vuoi scoprire se non leggo solo romance…
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Chiara R.