“La ragazza del treno” di Paula Hawkins

“La ragazza del treno” di Paula Hawkins – Recensione

La ragazza del treno” di Paula Hawkins è uno di quei libri rimasti in stand by dall’uscita, non ero mai abbastanza pronta per affrontarlo, forse frenata dalle critiche che si erano spaccate, c’è chi lo ha osannato e chi lo ha detestato.
Libro di esordio della giornalista inglese Paula Hawkins, balzato in cima alle classifiche americane e britanniche grazie ad un rapido passaparola, e tradotto in oltre 40 lingue diverse.
Libro edito in Italia da Piemme, 306 pagine.
“È sepolta sotto una betulla bianca, vicino ai vecchi binari della ferrovia. La tomba è segnalata solo da un mucchietto di pietre, nient’altro. Non volevo attirare l’attenzione sul luogo in cui riposa, ma nemmeno potevo abbandonarla all’oblio. Dormirà in pace, lì: a turbare la sua quiete solo il canto degli uccelli e lo sferragliare dei treni.”

La trama

La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua. Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel?
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Rachel, la protagonista, è una giovane donna alcolizzata che ha perso tutto, marito, casa, lavoro, amicizie proprio per la sua paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza.
Rachel è un’alcolista, ma Rachel è anche una bugiarda, ed è ciò che ci rimane impresso dall’inizio alla fine del libro.
Rachel è un’alcolizzata bugiarda donna debole che nemmeno fa lo sforzo di rialzarsi, di rimettersi in carreggiata, nonostante chi le stia vicino le tenda la mano non una ma cento volte.
Quello che un minimo la smuove e le consente di rimanere “lucida” per qualche ora è l’enigma di che fine ha fatto Jess, o meglio Megan, e di cosa sia successo realmente quel sabato sera di cui non ha ricordi.
Un thriller basato su sparizioni, probabili colpevoli, amanti e intrecci famigliari da cui fuoriesce un ritratto non proprio lusinghiero degli aspetti della nostra società moderna.
Questo è uno di quei libri che più vai avanti a leggerlo e più pensi che lo vedresti bene come film o mini serie televisiva, dove finalmente i personaggi possono prendere forma, attraverso la trama più romanzata e resa scenograficamente avvincente. Infatti, proprio in questo periodo è uscito nelle sale cinematografiche il film tratto dall’omonimo libro.
Nella sua paradossalità, la trama del libro l’ho trovata davvero avvincente e trascinante. La capacità di spostare la tua attenzione su un possibile assassino invece di un altro, seguendo il percorso psicologico di Rachel, improbabile detective, rende la lettura più scorrevole fino all’ultimo paragrafo. Questo, almeno, è la mia opinione da lettrice assidua, ma non di thriller!
Chiara R.

 

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