La Befana vien di notte…
Ero partita con scrivere un articolo sulle origini e le tradizioni legate a questa ultima Festività del Natale: l’Epifania, ma poi mi sono soffermata a guardare il fiume dietro casa e ho pensato che era bello parlarvi di cos’era e cos’è per me l’Epifania.
Ho ricordi vaghi di come si festeggiava la Befana quando ero piccina.
Ricordo le calze piene di dolciumi e anche di carbone, ricordo i trudini che mi comprava il papà, ma soprattutto ricordo i colori e i profumi.
Un anno passammo gli ultimi giorni delle feste natalizie in Veneto dai genitori di mio papà, ricordo che la sera del 6 Gennaio ci recammo in un campo in paese, dove accesero un immenso falò, la gente beveva vin brulè e mangiava la pinza. In cima al falò, o per i veneti doc “casera”, c’era la “vecia”, la sagoma della Befana. La vecia rappresentava il passato, bruciandola si lasciava il passato alle spalle scongiurando i malefici.
Molti anni dopo, mi recai a Verona proprio per rivivere quel momento. A Verona, ogni 6 Gennaio, nella piazza dell’Arena, intorno alle ore 17-18 di sera viene dato fuoco alla “vecia”. Quando andai io, vidi tantissime persone che buttavano nel fuoco calendari dell’anno passato, oggetti vari, con l’obiettivo di allontanare le cose passate e non gradite. Io feci solo tante foto, guardai ammaliata le scintille del falò, augurandomi solo di vivere ogni giorno meglio del precedente.
La “vecia” bruciata in piazza a Verona da me fotografata anni fa.
Come capirete, i colori di questa festa per me sono quelli del falò, questo mix di rosso, nero, aranciato caldo.
I profumi sono quelli del vin brulè – vino rosso, zucchero, cannella, chiodi di garofano – e quelli della pinza calda, appena sfornata. La pinza, dolce dei poveri mi dicevano, ottenuta dal sapiente mix di farina bianca, farina gialla, lievito, zucchero, uova con l’aggiunta di canditi, fichi secchi, uva passa, e semi di finocchio.
Ricordo anche le filastrocche, le recite scolastiche dove immancabile era la figura dei re Magi, la Befana faceva solo da sfondo, come una giocosa figura simile a quella di Babbo Natale.
Crescendo le tradizioni un pò si perdono nella frenesia delle giornate, nella quotidianità, complice anche la commercializzazione e la globalizzazione che butta una gettata di cemento armato su queste piccole tradizioni popolari, che ci sono state tramandate di generazione in generazione.
Ogni anno i ricordi si affievoliscono, schiacciati dal peso della mondo che mi circonda, ma basta lo scroscio dell’acqua di un fiume in piena contro i rami degli alberi, per far riaffiorare i ricordi, far riassaporare colori, profumi, suoni di una festa che ha contribuito a darmi un’infanzia serena con una famiglia che rappresenta le mie uniche e solide fondamenta.
La mia tavola imbandita per la Befana!
E cosi mi ritrovo il 5 sera ad imbandire la tavola per una colazione da golosoni, sperando sia cosa gradita a Lei che mi aiuterà ad allontanare gli strascichi del 2013.
“La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!”
Chiara R.